Le cose che non voglio dimenticare del piccolo te.
Quanto mi dispiace.
Di cosa? Ma che ne so!
La mia vita da mamma è un senso di colpa unico: perchè ti tengo troppo in braccio, perchè non ti ci tengo abbastanza, perchè non lavoro, perchè lavoro troppo, perchè sono contenta che tu sia un bimbo carino, perchè mi piace stare con te, ma anche perchè a volte sto bene da sola.
La prima dura lezione che mi ha impartito la maternità è stata
Come fai, sbagli
Non esiste una scelta giusta, vado avanti a prove per capirti, per farti stare bene.
E che ci posso fare se la cosa giusta da fare sembra sempre quella che non ho fatto?
Questo stato di costante angoscia, paura, fragilità, temo che mi stia facendo perdere ciò che di bellissimo c’è in questa esperienza di metterti al mondo. Anzi, sono sicura che io mi sia già persa molto di te: le prime settimane, tutta presa dal pensiero inculcato da chissà chi di essere la mamma migliore del mondo per te, sono un turbine di immagini confuse, che a volte vorrei rivivere perchè ora so che andrà tutto bene.
E queste immagini sento che pian piano stanno diventando fumose e già lontane.
Per questo motivo ho deciso di prendermi un attimo per scrivere tutte le cose che voglio ricordare di te, piccoletto.
• I tuoi occhi ENORMI. Una delle sensazioni più forti i primi giorni era l’angoscia mista aspettativa di quando sentivo che ti stavi per svegliare quando non avresti dovuto: ero sempre combattuta tra il desiderio di riposare, così disperato nel primo periodo, e quello di vedere di nuovo quelle biglie nere che riflettevano tutte le luci della stanza. I tuoi occhi all’inizio erano così neri che alcune volte sembravano blu, e non si distingueva nemmeno la pupilla da tanto erano scuri.
• La piega che hai nella ciccia a metà dell’avambraccio. Voglio dire: a che serve quella piega? Chi ce l’ha quell’adorabile piega lì? Solo tu.
• Il fatto che ti addormentavi guancia guancia con lo zio quando ti canticchiava “New York New York”. Vai a capire perchè, anche se eri preso dalla peggiore crisi di pianto, bastava che lui ti prendesse in braccio ballonzolando che collassavi.
• Quanto eri accigliato all’inizio: sei nato con le sopracciglia aggrottate e gli occhi aperti, con un’espressione tipo: “e tu che diamine avevi da urlare così tanto?”. E quella tua espressione “burberina” l’hai portata avanti finchè non hai imparato a sorridere, ed eri comunque così adorabile che chiunque vedendoti si scioglieva in brodo di giuggiole. Per questo avevo scommesso che saresti stato un bimbo serio, invece ora hai sempre il sorriso sulle labbra.
• La tua faccia da “ce l’ho con te perchè mi hai messo il ciuccio!”. Rido tutte le volte che ti vedo tutto aggrottato con il ciuccio in bocca, non posso farci niente. Ma da piccolo piccolo la cosa era ancora più divertente, perchè il ciuccio era più grande di te, e ti si vedevano praticamente solo gli occhi seri e le sopracciglia aggrottate anche se praticamente non le avevi.
• Le tue “pause di riflessione” tra una poppata e l’altra. Ti fermavi (ora guai a chi ti stacca anche solo per un secondo!) e stavi ad occhi sbarrati a contemplare l’infinito, la Madonna, o chissachè. E io ti facevo un sacco di foto.
• Il tuo ombelico “a tortellino”. Mai visto un ombelico più carino, davvero, sembra un tortellino che manco lo Chef Barbieri.
• La sensazione dei tuoi capelli appena lavati sotto le dita: erano una cosa impalpabile, mi dovevo concentrare per sentirne il passaggio sui polpastrelli. Si muovevano al minimo soffio d’aria, e te li asciugavo tutti dritti, nonostante i brontolii del papà. E sì: ti abbiamo dovuto fare lo shampoo quasi da subito, perchè avevi dei capelli così folti che nemmeno una rockstar anni 80.
• Il primo VERO sorriso che mi hai fatto. In realtà tu hai sempre sorriso, dal primo giorno, nel sonno. E prima dell’episodio a cui mi riferisco mi avevi fatto altri sorrisini. Ma quella volta eravamo sul lettone, il tuo papà era in bagno, ed io ti tenevo steso sui miei avambracci, la tua testina nelle mie mani facendoti chissà quali discorsi, avevi, credo, 7 settimane. Ed in quel momento tu mi hai guardato e mi hai fatto un sorriso bellissimo: non ti sei sganasciato, era un’espressione sogante, tranquilla, la tua bocca era aperta in una D maiuscola che ti faceva sembrare un coniglietto, gli occhi grandi tagliati da quel sorriso. Ovviamente ho pianto mentre dicevo “Oddio! Oddio! Amore! Amore!” e tu hai continuato a guardami innamorato con quel bellissimo sorriso per un sacco di tempo. Una parte di me è dispiaciuta di non avere un ricordo fotografico di quel momento, un’altra parte invece è contenta di averlo potuto assaporare.
• Il tuo modo di dormire con i pugnetti al petto, con l’espressione concentrata ed assorta, possibilmente appiccicato al mio fianco.
• L’amore che hai scatenato intorno a te. Era la cosa per la quale ero meno preparata in assoluto: la potenza del sentimento che avresti generato nel tuo papà, nei tuoi nonni, nei tuoi zii. Una cresce con la convinzione che ci sia nel cuore di ognuno una certa dose d’amore, da condividere tra i vari affetti. E poi arrivi tu, che insegni che “l’amore non si divide, si può solo moltiplicare” come dice il mio papà. E niente, mi hai spiazzato.
• Quest’ultimo punto non è propriamente su di te. Ma voglio ricordarmi per sempre quando il tuo papà è diventato il tuo papà: si è innamorato di te all’istante, molto prima di me, ma credo che il momento in cui mi sono resa conto del suo cambiamento è stato durante la nostra prima mattina a casa: vi eravate addormentati della grossa sul divano, tu rannicchiato su di lui, ed eravate così belli che, nonostante i punti, la stanchezza e gli ormoni folli, sono corsa a prendere la macchina fotografica nello studio per farvi una foto. Non perchè fosse una cosa eccezionale, ma proprio perchè mi sembrava così naturale vedervi insieme.
Sei già cambiato così tanto: a parte il fatto che adesso hai due guance che fanno provincia e tre menti, stai iniziando a mostrare la tua personalità. Che dire, mi farai passare le pene dell’inferno con quel tuo carattere prepotente. Sarai il tipico bambino che disegna tutte pareti di casa e si gira con un sorrisone a… due o tre denti, per chiedere conferma di quanto è stato super bravo nella sua opera. Ma sono convinta che mi divertirò un sacco a vederti crescere.